Diari di viaggio,  Mondo

USA west coast e parchi

USA 360°

Dopo ben 15 anni di integralismo camperistico, era normale che in noi sorgesse l’esigenza di qualcosa di diverso, di una meta lontana, di un viaggio che ci portasse molto oltre i confini del nostro continente da noi percorso in lungo e largo alla scoperta delle sue coste più belle.

Qual è il sogno nel cassetto di qualsiasi surf traveller ?  Mettendo da parte le troppo lontane Hawaii e l’ Australia, la nostra attenzione è andata subito alla California, la patria del surf e del suo mito. Un viaggio del genere, ovviamente, non poteva prescindere da quella che personalmente ho sempre ritenuto essere una prerogativa dei miei trip e cioè l’opportunità di visitare e vedere il più possibile inserendo il surf come elemento di stimolo primario, ma non rinunciando all’ aspetto turistico e all’ esperienza che un viaggio itinerante può offrire.

Per questo ho passato tante serate invernali a programmare ogni dettaglio affinché tutto fosse equilibrato e il viaggio risultasse completo e appagante per tutti (anche per i componenti non surfisti della famiglia e di amici che sarebbero partiti con noi).

Di seguito vi riporto il nostro diario di viaggio, quello che sicuramente ognuno di noi ricorderà  tra i più intensi ed emozionanti mai fatti sin ora.

Day 1 – partenza

Si parte da Fiumicino intorno alle 10.00 per cui sveglia molto presto (neanche ci fosse bisogno vista l’eccitazione generale) e partenza da casa intorno alle 6.00 del mattino con pulmino NCC. All’aeroporto tutto fila liscio, abbiamo un volo Alitalia per New York dove abbiamo 4 ore di sosta (più che necessarie per sbrigare la pratica di “immigrazione”) e per rifare il check in per Las Vegas, nostra destinazione finale.

Il viaggio è perfetto, l’aeromobile è nuovissimo e tra un film ed uno spuntino il tempo passa veloce; unico neo il freddo glaciale (ce l’ aspettavamo, ma non così, neanche fossimo una missione di astronauti diretti nell’ iperspazio, “ibernati” per contrastare l’ effetto temporale !)

Il volo interno da New York  Las Vegas sarà molto meno comodo (la UNITED sui voli interni è poco meglio della nostra Rayan Air) ma almeno più breve.

L’ arrivo a Las Vegas è intorno alle 21.00 ora locale (per noi però sono quasi 24 ore di viaggio e siamo tutti abbastanza stremati). Fortuna che l’aeroporto è modernissimo e organizzatissimo e in un’oretta siamo già al Rent Car Alamo per ritirare le nostre macchine: per noi una Mazda CX5 uno splendido SUV nero con cambio rigorosamente automatico.

Non siamo ancora dotati di navigatore (lo compreremo il giorno successivo) e arrivare al nostro Hotel (lo Stratosphere) alla fine della Strip non sarà proprio facile (è anche notte e siamo tutti molto stanchi).

Giunti in hotel, lasciamo la macchina ai Vallet (sembra strano affidare subito le chiavi della macchina a questi “valletti” ma alla fine si rivelerà un servizio comodissimo e sicuro)  e andiamo a dormire.

Day 2 – Las Vegas

Oggi la giornata è interamente dedicata alla visita della città e dei suoi immensi casinò. Ci troviamo immersi in un vero parco giochi per adulti, dove all’ attrazione più grande del gioco d’azzardo fanno da corollario decine di immensi Hotel a tema. Sarà divertentissimo passeggiare nelle loro hall e attraversare i casinò vedendo le sontuose e tecnologiche ricostruzioni di Venezia (con tanto di canali e gondolieri), della Roma imperiale, dell’Egitto con le sue piramidi, di una luccicante Broadway, piuttosto che degli studi della MGM o del castello di Re Artù.

Fa molto caldo per cui riteniamo opportuno spostarci con le macchine e parcheggiare nei garage (non a pagamento) che ogni albergo mette a disposizione. Ci sarà lo spazio anche per andare in un centro commerciale dove compriamo 2 schede telefoniche americane (abilitate ad internet al costo di circa 60 usd per un mese di traffico) e  un navigatore Garmin con mappe aggiornate degli Stati Uniti (circa 100 USD, comunque meno di quello che ci sarebbe costato affittarli dalla compagnia di noleggio auto). 

La sera siamo stremati (non accorgendocene credo che abbiamo percorso almeno una ventina di km a piedi) e torniamo in albergo troppo tardi per pensare di fare qualche puntata alla Roulette.

Day 3  – Death Valley

Abbiamo a disposizione tutta la mattina e cominciamo dalla visita alla torre del nostro albergo. Dopo una abbondante colazione, rigorosamente all’americana,  prendiamo l’ ascensore (gratuito per chi pernotta allo Stratosphere e saliamo all’ ultimo piano dove, da un terrazzo a strapiombo sul deserto ci si può lanciare con una specie di Jumping “frenato” o salire su una delle attrazioni più adrenaliniche che abbia mai visto.  Si tratta di un sorta di montagna russa “in quota” …roba per cuori allenti e stomachi forti!  Un salto sulla Stripe a vedere ancora un paio di alberghi, l’immancabile sosta al Pawn Shop (banco dei pegni, noto per una serie televisiva in onda su SKY) e poi anche all’ Outlet per qualche acquisto sottocosto. Alle 15.00 sotto un sole infernale (siamo intorno ai 45°) partiamo per la Death Valley.

Il viaggio è breve, (sono circa 200 km) ma non finisce mai. La strada è rovente, non si incontra un’anima viva ed il senso di angoscia, almeno per me, è abbastanza oppressivo. Abbiamo caricato la macchina d’acqua e abbiamo il pieno di benzina, ma il pensiero di un guasto (fosse anche solo dell’aria condizionata) mi crea una certa ansia.

Alle 17.30 arriviamo a Zabrinsky point; è il crepuscolo e i colori sono bellissimi…ancora più incredibile è la temperatura che sfiora i 50° e rende roventi anche i monili indossati. Il silenzio è rotto solo dal forte vento caldo e dal nostro entusiasmo per trovarci in un luogo così unico, (la più grande depressione esistente al mondo).

Abbiamo prenotato due stanze al Fournace Creek (impossibile pensare di trovare posto senza prenotare mesi prima dato che nella zona esistono solo due resort, quello prenotato da noi e lo Stove Pipe a qualche km di distanza) e dopo una buona bistecca al loro Saloon ce ne andiamo a dormire, non senza aver passato qualche minuto a contemplare il luminosissimo cielo stellato del deserto.   

Day 4 – Death Valley – Bryce Canyon

La mattina ci alziamo molto presto, (non abbastanza per vedere l’alba dato che la stanchezza ed il fuso si fanno sentire e ci aspetta una trasferta tra le più lunghe del viaggio).

Alle 7.30 circa lasciamo il Fournace Creek e dopo aver raggiunto Bad Water Basin (il punto il cui il deserto si trova circa 90 mt. al di sotto del livello del mare) e aver percorso la panoramica Artiste Palette road, saliamo al Dante’s view per godere della vista più ampia sulla valle. La vista è effettivamente impressionante e la quota e l’orario rendono le temperature finalmente accettabili.

Alle 11 circa siamo sulla via del ritorno diretti al Bryce Canyon. Anche la strada del ritorno è angosciante e non nascondo di aver provato molto disagio sapendo che la macchina di Enzo (una Dodge 7 posti che di lì a poco scopriremo consumare almeno il 30% della nostra) era in riserva e che non avremmo incontrato un villaggio abitato prima di una trentina di km.

Dopo Las Vegas la strada torna ad essere interessante e si cominciano a vedere i primi canyon, fino ad arrivare al Red Canyon che fa da anticamera al Bryce Canyon.

Arriviamo al Bryce poco prima del tramonto e avendo già prenotato il Motel non perdiamo tempo e andiamo subito al view point principale per godere di uno spettacolo che difficilmente potremo dimenticare.

Il clima è festoso e la stanchezza comincia a farsi da parte di fronte all’ entusiasmo generale.

Una splendida cena in una steak house vicina al nostro hotel e poi a letto presto perché l’indomani ci aspetta il nostro primo trial e non possiamo affrontarlo troppo tardi per via delle temperature.

Day 5 – Brice Canyon  – Capitol reef

Una buon trial inizia con una buona colazione e noi non ci facciamo mai mancare nulla: muffin …uova strapazzate al bacon – hash potatoes – e litri di caffè americano !

Alle 9.00 siamo alla partenza del Navajo trial e iniziamo la discesa tra i pinnacoli (hoodoos) ; ad ogni svolta si apre un panorama diverso, la giornata è bellissima e ancora non fa caldo (siamo anche in quota, intorno ai 1.500 mt ).

Incontriamo rapaci e scoiattoli e dopo circa un’ora e mezzo siamo a fondo valle pronti per affrontare la risalita. Quest’ultima si rivelerà un po’ più dura, non tanto per la pendenza,  quanto per l’avvicinarsi dell’ orario più caldo. In verità lo scenario è talmente devastante per gli occhi che tra le soste per scattare le foto e la distrazione dovuta ai continui cambi di panorama, la stanchezza non ci farà sentire più di tanto.

Una volta tornati sul Rim ci spostiamo con la macchina per vedere il panorama dagli altri 2 view point, ma il primo acquazzone (anche se di pochi minuti) del viaggio ci farà desistere da risalire fino al più alto dei tre.

Come da programma alle 14.30 partiamo in direzione Torrey.

La strada percorsa per Torrey credo sia stata la più bella del viaggio. Seguiamo alcune indicazioni che avevo preso dal forum di Usaontheroad ed evitiamo di raggiungerla tramite la highway preferendo il percorso interno (UT 12 e UT 24) che, appunto, era indicato come molto panoramico.

In effetti gli scenari sono strepitosi ed è difficile non fermarsi ogni 2 o 3 km per fare foto e per respirare quell’aria di spazio e solitudine ! Il panorama poi cambia in continuazione, così come i colori delle rocce, ora grigie, poi arancioni e ancora viola o gialle.

Ogni tanto una fattoria, poi il territorio, dopo Escalante, diventa sempre meno arido, la flora comincia a intensificarsi e cominciamo ad addentrarci anche in alcune foreste dai colori brillanti.  Siamo nel Capital Reef park, un’area che mi ricorda la serie televisiva “quella casa nella prateria” che vedevo da bambino e le emozioni sono sempre più forti; fin quando notiamo un view point al lato della carreggiata e prendendo una piccola deviazione raggiungiamo un balcone sull’orizzonte. Quel punto si chiama infatti non a caso “Across a vaste Horizon” e non è facile da descrivere con le parole.

Più avanti ci fermiamo a ridosso un gruppo di rocce rosse e notiamo dei paletti interrati con sopra un piccolo  tubo saldato…servivano per “puntare” le direzioni delle varie poche fattorie sparse nel territorio.

Non siamo abituati ad una densità abitativa così bassa (e non siamo più nel deserto) e per noi la sensazione a tratti è quasi di disagio e angoscia, nonostante non fossimo più a metà dell’ 800 e con i mezzi di comunicazione attuali.

Alle 19.00 siamo a Torrey. Non avevamo prenotato, ma troviamo subito ospitalità in un modernissimo motel al bordo del villaggio.     

Day 6  – Torrey – Moab

Torrey non offre attrazioni di particolare interesse, salvo la visita ad alcuni centri agricoli di mormoni (Fruita) e alcuna scritte rupestri. Rinunciamo ad entrambi perché vogliamo visitare la Goblin Valley lungo la strada per Moab.

Il viaggio continua su strade interne molto scenografiche; costeggiata la Cattedral Valley e  raggiungiamo la Goblin Valley, un interessante sito geologico caratterizzato da concrezioni che a causa dell’erosione hanno assunto la forma di grandi funghi (Mushrooms). Arriviamo intorno all’ora di pranzo e le temperature sono davvero elevate tanto che più di uno rinuncia a passeggiare tra i mushrooms e preferisce aspettare al parcheggio.

Al tramonto (ormai siamo degli specialisti nel calcolare i tempi di trasferimento) siamo ad Arches e superata la Balanced Rock, raggiunto il parcheggio principale del parco, ci incamminiamo su un trial facile per vedere da vicino le North e South Windows e il famoso Double Arche

Day 7 – Moab – Monument Valley

Il mattino successivo ci alziamo presto per tornare al parco. L’obiettivo è quello di fare il trial che porta al Landscape Arch e poi andare a vedere il Delicate Arch (ma solo dal view point in quanto raggiungerlo a piedi è troppo impegnativo). La giornata è stupenda e non fa ancora molto caldo.

Il trial è abbastanza facile (un paio d’ore tra andate e ritorno) e si possono vedere almeno altri 3 archi lungo il percorso.

Alle 13.00 abbiamo finito la nostra visita degli archi e rimane ancora un’oretta prima di partire per la Monument Valley. Percorriamo la strada lungo il fiume Colorado cercando di trovare qualche punto in cui il fiume formi delle rapide per vedere le attività di rafting. Rimaniamo delusi; il fiume infatti scorre abbastanza lento per molti km e la navigazione è molto dolce; non potendoci allontanare troppo ci fermiamo per qualche foto lungo gli argini e poi lasciamo definitivamente

Come sempre timing perfetto ed arriviamo alla Monument (transitando sul tratto di strada che è stato reso famoso dal film Forrest Gump) in tempo per fare il check in al Goulding’s Lodge, il resort (prenotato da Roma) più vicino al parco e la miglior scelta per godere di tramonto e alba senza dover fare tanti km.

Posiamo i bagagli e andiamo a goderci il tramonto. Qui l’emozione di vedere i luoghi che ci hanno fatto sognare da bambini quando aspettavamo il lunedì sera per vedere un bel western di John Ford è stata davvero tanta. Dopo il tramonto torniamo al nostro Lodge, ci hanno dato un vero e proprio appartamento e allora vado di corsa al market della stazione di servizio a fare un po’ di spesa perché abbiamo voglia di cucinarci qualcosa dopo quasi una settimana di junk food e steak house. La carne è davvero buona, ma purtroppo niente birra né vino (siamo in territorio Navajo e gli alcolici sono tassativamente proibiti). Compro una bevanda (Root beer) che ritenevo essere una birra analcolica e che invece si rivelerà una bevanda terribilmente dolce, dal sapore di cannella, praticamente imbevibile !

Day 8 – Monument Valley  – Page

Forse una delle più belle giornate passate nei parchi americani. Alle 9.30 siamo all’ ingresso del parco ed entriamo con i nostri Suv per percorrere i circa 30 km di trial sterrato autorizzato dagli indiani al traffico privato. La strada è abbastanza dissestata nella parte iniziale (forse gli indiani la mantengono così per disincentivare i turisti ad affrontarla con i propri mezzi e a scegliere le loro navette per affrontare il percorso). Ci fermiamo subito ad un mercatino artigianale Navajo dove le nostre donne non resistono (era prevedibile) dal fare qualche acquisto (i Navajo si dimostrano abilissimi commercianti e nonostante l’area desertica sono dotati anche di efficienti POS gps per le transazioni telematiche !).

Il percorso prosegue attraverso scenari meravigliosi e toccando punti leggendari quali il Three Sisters point e il John Ford point. Ogni tanto troviamo qualche macchina insabbiata (ma sono berline normali e non 4 x 4) e ci divertiamo a far percorrere anche qualche km ai ragazzi.

A fine trial ci fermiamo al visitor center per pranzare e poi lasciamo la Monument Valley per dirigerci al Lake Powell.

Arriviamo a Page nel tardo pomeriggio, abbastanza presto perché non abbiamo prenotato e dobbiamo trovare un alloggio per la notte. Purtroppo la situazione si presenta abbastanza complicata. Page è troppo vicina al più grande bacino idrico della zona che, conseguentemente è anche zona balneare per cui la maggior parte dei motel è piena.

Dopo aver visitato l’enorme diga che chiudendo il canyon forma il lake Powell,  ci mettiamo alla ricerca di un alloggio e alla fine troviamo un piccolo appartamento con 3 stanze in cui dormiremo tutti (Ale e Arianna sul divano letto del salotto).

Ceniamo in un locale tipico dove servono smoked meat mentre si esibisce una band country…sta arrivando un temporale e c’è un vento molto forte.  Sono un po’ preoccupato perché l’indomani dobbiamo visitare l’Antelope Canyon e se dovesse piovere molto sicuramente lo terrebbero chiuso per via del rischio di allagamenti improvvisi (qualche anno fa un gruppo di turisti ci rimise la vita e da allora stanno molto attenti alle condizioni meteo).

Day 9 –  Antelope Canyon – Grand Canyon

Ci svegliamo presto perché la prima visita all’ Antelope Canyon è prevista per le 9 e volendo visitare il Lower Canyon (a detta di molti migliore dell’Upper) ci è stato detto che l’orario migliore (per via dell’incidenza della luce) è proprio dalle 9 alle 11. Per fortuna non ha piovuto e non corriamo il rischio di perdere quella che poi si rivelerà una delle più belle visite fatte in tutto il trip.

Anche questo parco è gestito da indiani Navajo e l’accesso (a pagamento, un po’ caro, ma vale tutta la spesa!) al Lower Canyon è regolato in gruppi accompagnati a piedi da una guida. L’ingresso è a circa 800 metri dalla biglietteria ed il sole, nonostante l’orario favorevole, è già alto ed il caldo si fa sentire.

Si accede attraverso una serie di scalette in metallo e l’ingresso potrebbe risultare un po’ claustrofobico, ma appena fatti i primi metri ogni ansia è messa da parte di fronte allo spettacolo che la natura ci regala. Il percorso è abbastanza lungo (circa 2 km) ed è un susseguirsi di giochi di luci e colori dovuti ai raggi  solari che  filtrano nella spaccatura della roccia e impattano sulle pareti levigate da millenni di erosione fluviale. Decine di sfumature dal giallo al viola passando per l’arancio ed i colori rossastri tipici delle rocce calcaree della zona sono la base di ogni foto che scattiamo e rimarranno indelebili nella nostra memoria.

Usciti dal Canyon andiamo a circa 5 km per vedere il panorama mozzafiato dell’Horse Shoe Band.

Dopo una camminata di circa 20 minuti sotto un caldo davvero infernale (ormai sono le 12) arriviamo al Rim che si affaccia sul punto in cui il Colorado fa una curva a gomito scavando un canyon che, appunto, assume la forma di uno “zoccolo di cavallo”. Non ci sono protezioni e l’affaccio più risultare un po’ ansiogeno per chi soffre di vertigini.

Horse Shoe Band

Lasciamo Page subito dopo pranzo e ci dirigiamo al Grand Canyon.

Arriviamo poco prima del tramonto e percorrendo la strada che dall’ ingresso est del South Rim raggiunge l’ingresso ovest (distante circa 40 km) ci fermiamo a vedere il Canyon da tutti i point segnalati. La visione è immensa e non è certo attenuata dalla bellezza di tutti i luoghi visitati sino a quel momento. Ogni point per altro offre una vista diversa e avvicinandosi il tramonto sempre più suggestiva.

Ci fermiamo proprio al calar del sole al Main Point vicino al Visitor Center. E’ molto affollato ma ciò non toglie nulla allo spettacolo di colori che ci troviamo davanti.

Grand Canyon

Calato il sole torniamo alle macchine e usciamo dal parco per andare a Valle (distante circa 50 km) dove abbiamo prenotato il nostro Motel.      

Day 10 – Kingman (Route 66) – Oatman – Jhosua tree – San Diego

Il programma di oggi è stato deciso all’ ultimo, in quanto da Valle c’erano diverse soluzioni per avvicinarsi a San Diego.Rinunciamo a passare per Flagstaff e alla visita del Meteor Crater che, se pur interessante, ci avrebbe portato fuori mano e di concentrare la nostra attenzione sulla Route 66 soprattutto al tratto tra Kingman e Oatman per poi raggiungere il deserto del Mohave attraverso il Sitgrave pass.

La scelta si rivelerà azzeccatissima perché la Route 66 ci offrirà molte soste interessanti e affascinanti a partire dai motel anni 60 di Seligman, al museo (oggi gift shop) lungo la strada fino ad arrivare al villaggio minerario si Oatman che ha mantenuto quel fascino “Old West” che raramente abbiamo incontrato durante il nostro percorso.

Dopo pranzo lasciamo Oatman e dopo la seconda più lunga trasferta del nostro viaggio, intorno alle 20 siamo alle porte di San Diego e ci fermiamo a dormire a circa 50 km dalla città dopo una saporita e piccante cena messicana.

Day 11 /16 – San Diego

C’è veramente tanta eccitazione, soprattutto nel sottoscritto, che sta per coronare un sogno covato per anni, quello di vivere (anche se solo per un brevissimo periodo) in quella che senz’altro può essere considerata una delle mete surfistiche più ambite al mondo e una delle più belle città della California.  Alle 10.30 siamo davanti alla nostra casa affittata da Roma tramite il sito VRBO.

San Diego – Ocean side

La proprietaria ci ha lasciato la chiave in un lock box attaccato alla porta d’ingresso e via mail ci ha dato la combinazione.  Siamo a Del Monte road nel quartiere residenziale di Ocean Side a qualche isolato dall’oceano.

Il quartiere è bellissimo, strade larghe e poco frequentate, ville con giardini curatissimi.  Anche casa nostra è meravigliosa e dotata di tutti i confort.

Il periodo a San Diego sarà meraviglioso, con tempo stabile e soleggiato (tranne un giorno) e con una temperatura gradevolissima sia di giorno che di notte. Abbiamo a disposizione una casa davvero grande ed accogliente, modernissima e accessoriatissima. Facciamo la spesa e cuciniamo bistecche enormi e tenerissime sul tipico barbeque americano in dotazione presente in giardino.

Affittata l’attrezzatura (niente SUP purtroppo ma solo surf da onda e neppure di gran qualità), ogni giorno andiamo in spiaggia a prendere onde. I primi giorni proprio ad Ocean side con condizioni di onda abbastanza buone ma non perfetta. Ci vogliono almeno un paio di session per abituarsi ai pellicani che si tuffano a pochi metri da te per pescare (fanno davvero paura) e alle alghe che sembrano delle liane. In una delle prime uscite vedo anche una “pinna” sospetta, per poi essere tranquillizzato da una surfer russa (e lo so ora tutti a pensar male !) che mi confermava trattarsi di delfini e non di “sharks” come temevo.

Le sessioni di surf si alternano alle visite della città e delle sue attrazioni; Arianna e Adriana andranno allo Zoo (il famoso Zoo di San Diego del cartone Rio) mentre io e Alessandro (con i nostri amici) visiteremo la portaerei Midway.

Il 3 giorno scopro lo spot Toulmaline Surfin Park (alle pendici della Jolla) che da quel momento diverrà il nostro “favorite spot”, salvo l’ultimo giorno in cui ci recheremo a Cardiff by the Sea, dove finalmente affitterò un Sup sui 9 piedi e farò un’uscita bellissima con onde di oltre 1,5 mt.

Tourmaline è lo spot per eccellenza, con un ingresso facile su fondale sabbioso, un comodo parcheggio con docce, zero localismo e spazio per tutti. Le onde sono sia destre che sinistre e sono molto lunghe e potenti ma sono morbide e non fanno mai close out per cui surfare lì è veramente rilassante. Rimane il rammarico di non aver trovato un SUP a noleggio, tavola che mi avrebbe consentito di sfruttare al massimo quelle onde e soprattutto di mettermi al pari (in abilità e in priorità nei take off) agli americani che essendo di livello molto più alto del mio mi costringevano sovente ad abortire le partenze per evitare pericolosi droppaggi.

Il tempo scorre troppo veloce, e con rammarico dobbiamo lasciare quel paradiso con l’idea di tornarci prima possibile e con, per fortuna, l’eccitazione dell’aspettativa di quanto ancora ci sarà da vedere nella  lunga risalita della costa Californiana sino a San Francisco.    

Day 17 – Hungtinton Beach – Venice  – Santa Monica

Chiudiamo casa e lasciamo San Diego diretti a nord. La prima tappa è Hungtinton beach dove nel w.e. appena passato si è svolta una tappa del World Tour di surf.

La cittadina è molto carina e di fronte al Pier c’è la più alta concentrazione di negozi di surf della California. Stanno ancora smontando i palchi e sono ancora visibili i vessilli della Rip Curl; in acqua il livello è altissimo e le onde sono veramente belle e potenti. Rimango più di mezz’ora incantato a vedere i locals “lavorare” il lip scolpendo cut back con grande aggressività; il tempo a disposizione non mi permette di affittare l’attrezzatura ed entrare, ma anche solo guardare è una festa per gli occhi. Ad Hungtinton ci sono anche le impronte di mani e piedi dei più gradi surfers di sempre. I negozi sono enormi e fornitissimi, ma i prezzi non sono proprio i migliori, ad esclusione di qualche capo messo a saldo sugli stand esterni.

Lasciamo Hunington subito dopo pranzo e ci dirigiamo a Santa Monica; parcheggiamo nei pressi di Venice (non è semplice trovare parcheggio lì dato che quelli a pagamento sono strapieni e carissimi).  Rischiamo un po’ e lasciamo le macchine cariche parcheggiate ad un km dalla spiaggia in un quartiere interno.

Venice è un posto abbastanza surreale; le valutazioni sono molto personali e possono passare dallo “strano” al “degradato” a seconda dello spirito con cui si viva l’esperienza; certo è che si respira un’ aria abbastanza hippy e che alcuni personaggi appaiono quanto meno “inquietanti”;  la spiaggia è enorme e attraversata da una lunga passeggiata e da una pista ciclabile che la collega al Pier di Santa Monica. Le cose più interessanti sono lo Skate park (enorme e frequentato da talentuosissimi skaters) e la famosa Muscle beach (una palestra di pesi a cielo aperto proprio sulla spiaggia).  Ci sono molti negozietti e bancarelle, prevalentemente di abbigliamento made in china, ma anche di skate e qualcosa di artigianale. Alla fine dopo aver comprato uno skate (un Curver  che pagheremo quasi alla metà del costo di Roma), lasciamo Venice e ci dirigiamo a Santa Monica.

Il Pier di Santa Monica è uno dei più interessanti tra quelli visitati, pieno di attrazioni, negozi e locali per mangiare; è anche il termine ultimo della Route 66 e a ricordarlo c’è un bel cartello al centro del pontile. Ceniamo da Bubba Gump (un grazioso locale della omonima catena ispirata al cult movie Forrest Gump). Cibo a base di gamberi, ovviamente, in un ambiente molto accogliente e con un personale giovane e simpatico, ottima anche la vista ed il prezzo finale.

Dopo cena andiamo a cercare un motel e questa volta incappiamo nella peggior difficoltà di tutto il viaggio. Infatti i motel della zona sono o pieni o carissimi per cui siamo costretti ad avvicinarci a Los Angeles (o meglio alla periferia della città) e l’ambiente non è dei migliori, inoltre è notte e non è facile districarsi tra le highway nonostante il navigatore. Ci affidiamo a Trip Advisor e a Booking.com ma la scelta è molto scarna e i motel sono anche distanti l’uno dall’ altro. Alla fine, complice la stanchezza ci fermiamo in un motel veramente scadente (il peggiore di tutto il viaggio) e ci ripromettiamo di prenotare sin dall’ indomani tutte le soste non ancora prenotate dall’ Italia per evitare ulteriori perdite di tempo e altre fregature.

Day 18 – Los Angeles  -Venice – Santa Monica – Malibù

Oggi la giornata è dedicata in parte alla visita di Los Angeles, in parte di nuovo a Santa Monica, dove vorremmo tornare per passeggiare anche nell’ area pedonale e fare un po’ di shopping.

Cominciamo con l’Osservatorio, dal quale si può osservare sia lo sky line della città sia la nota collina di Hollywood su cui poggia la famosa scritta. Scendendo dall’ osservatorio ci fermiamo a fare colazione nel parco alle pendici della collina in un bar all’ aperto veramente grazioso. Un rapido tour con la macchina per vedere la walk of fame, il Chinese theatre e Beverly Hills e poi torniamo a Santa Monica.

Dopo pranzo lasciamo Santa Monica e ci dirigiamo a Santa Barbara. La sosta a Malibù è obbligatoria, così come lo sarebbe anche il bagno…! Purtroppo l’unico negozio di surf della spiaggia era in procinto di chiudere (alle 16 !!) e non posso noleggiare una tavola da surf. Non mi resta che sedermi in spiaggia a fotografare i surfer. Le onde sono strepitose….delle destre lunghissime di oltre un metro, potenti e facili. La folla in acqua è altissima e anche se fossi entrato non so quante onde mi avrebbero fatto prendere. C’è anche un ragazzo disabile che mi chiede di aiutarlo a portare la tavola in spiaggia mentre lui si avvicina al mare con la carrozzina …RESPECT !

Al tramonto lasciamo Malibù e la nostra memoria al famoso “muretto” del parcheggio dalla cui spaccatura si vedono le onde srotolarsi verso il Pier…sigh !

Abbiamo trovato un motel a metà strada tra Malibù e Santa Barbara e appena arriviamo scopriamo che è attaccato ad uno dei più grandi Outlet di Los Angeles. Dopo il chek in diventa d’obbligo chiudere la giornata con un giro per negozi anche se il tempo a disposizione è poco perché alle 21 chiudono.   

Day 19 –  Santa Barbara – Morro Bay

Colazione a Santa Barbara !! Che cittadina carina e a dimensione umana ! Andiamo prima al Pier, il più antico della California, tutto in legno. Poi torniamo sulla main street e passiamo tutta la mattina a girovagare per i negozietti. La cittadina ricorda un paesino del Messico, il viale centrale alberato e con grandi marciapiedi e costituito da una lunga fila di case bianche in stile coloniale; qui il livello dello shopping  è molto più elevato che altrove e oltre alle solite marche ci sono dei negozi davvero molto originali, tipo uno che raccoglie i prodotti di tutto il mondo (alimentari e non). Anche lo stile dei locali è molto ricercato, a volte sembrano dei veri è propri loft, modernissimi, che offrono all’ avventore i loro prodotti ma anche bei salottini con annessa caffetteria cui sostare per un momento di relax.

Lasciando Santa Barbara passiamo per la Missione che risale alla fine dell’ ‘800 ed è stato probabilmente uno dei primi insediamenti della zona. 

Nel tardo pomeriggio siamo a Morro Bay punto di snodo da cui si imbocca la Hwy 1, la strada costiera che raggiunge San Francisco attraversando il Big Sur. Arriviamo in tempo per stare un po’ in spiaggia; il tempo non è dei migliori e l’aria più fresca del Pacifico si comincia a far sentire. In acqua ci sono una decina di surfisti, ma il mare è decisamente attivo e non invoglia proprio, (c’è anche un sinistro cartello che avvisa un allarme squalo avvistato nei giorni precedenti), per cui mi limito a guardare e fare una bella passeggiata sulla spiaggia.

Al tramonto torniamo in paese dove sui pontili vediamo da vicino per la prima volta i leoni marini.

In serata ci raggiungono i nostri compagni di viaggio con i quali ci concediamo una buona cena al Tognazzini Dock Side un tipico ristorantino di pesce del porticciolo (i proprietari sono di origine Italiana, ma nessuno parla la nostra lingua).

Day 20 – Morro Bay – Big Sur – Carmel – Monterey 

Prima di lasciare Morro Bay ci facciamo un’altra passeggiata sui docks ; ci sono un paio di negozi di surf che hanno ottimi prezzi e faccio qualche acquisto (un paio di felpe e una maglietta). C’è anche il museo dello skateboard; è un negozio-museo aperto da un appassionato che vive essenzialmente di donazioni e di piccole vendite. Nonostante non sia enorme raccoglie centinaia di skateboard con modelli che vanno dagli anni ’60 ai tempi nostri e alcune tavole appartenute ai più famosi campioni americani. Il proprietario è una persona squisita e ci fermiamo a chiacchierare un po’ lasciando un nostro ricordo sul suo guest book.

Morro Bay

A metà mattinata lasciamo Morro Bay diretti a Carmel.

Ci fermiamo un attimo all’ Hearst Castle,  un’enorme residenza privata fatta edificare dal magnate della stampa William Randolph Hearst e situata vicino a San Simeon su una piccola collina affacciata nel pacifico. Il complesso è sicuramente interessante sia storicamente che come impatto visivo (è uno sfarzo del tutto americano con aree ispirate all’antica Roma ed un parco pieno di animali esotici tra cui numerose zebre), tuttavia non è possibile per noi visitarlo in quanto la visita è guidata e la prima partenza libera era prevista dopo un paio d’ore (anche il costo era abbastanza elevato, soprattutto per un gruppo numeroso come il nostro).

Lasciato il castello di Hearst, dopo qualche chilometro ci fermiamo a Pedra Blanca dove c’è un grande insediamento protetto di elefanti di mare.

La strada prosegue molto panoramica verso nord, costeggiando la costa del Big Sur tra strapiombi, ponti, cascate, e spiagge incantevoli. Forse la Hwy 1 andrebbe percorsa da nord a sud, in modo da trovarsi sempre sul lato destro della carreggiata e poter godere costantemente della incredibile vista senza essere costretti a fermarsi per affacciarsi sull’ oceano.   

Tra una foto e l’altra e diverse soste, arriviamo al Nephente, uno dei ristoranti più panoramici della zona, sul cui terrazzo pranziamo godendo di una vista mozzafiato sull’ oceano.

Dopo pranzo andiamo a Carmel lussuosa località turistica a pochi km da Monterey. Passeggiamo tra le ville sognando e fantasticando sulla nostra prossima vita ! Questa volta il motel è già prenotato e quindi nessuna perdita di tempo, check in, doccia e di nuovo in macchina per andare a cena a Monterey. Dedichiamo alla cittadina una breve passeggiata serale, non ci sarà tempo l’indomani di tornare per visitarla in modo più approfondito. Ceniamo in un Pub inglese (meat pie e pale ale) molto accogliente e così variamo anche un po’ l’ambiente e l’alimentazione.   

Day 21 – San Francisco – Sausalito – Muir Wood Forest – Berkley

Oggi è il penultimo giorno in cui abbiamo a disposizione la macchina per cui concentriamo la visita alle zone più periferiche di San Francisco.

Prima di raggiungere San Francisco, non posso non fare una veloce visita ad una delle mecche del surf mondiale Santa Cruz. Il famoso spot non è proprio nella baia e non avendo molto tempo a disposizione decidiamo di fare solo una sosta al Pier.

Appena arriviamo ci dirigiamo al Golden Gate. Fa veramente freddo e c’è la nebbiolina umida tipica del nord della California. Lo scenario della baia attraversata dal ponte che si perde nella nebbia è incredibile. Ci fermiamo un po’, giusto per mangiare un panino dato che abbiamo altri obiettivi e che sicuramente torneremo più volte al Golden Gate nei giorni a venire.

Lo attraversiamo con la macchina e saliamo a Muir Wood forest per vedere le sequoie giganti.

E’ incredibile quanta “natura” abbiamo incontrato nel nostro viaggio e quante esperienze nuove solo negli ultimi 2 giorni (leoni e elefanti marini e ora questi immensi alberi millenari). Non è semplice trovare parcheggio ma alla fine con un po’ di fortuna ci riusciamo. Entrati nel parco (a pagamento) si segue un trial di circa 2 ore che costeggia un fiumiciattolo e ti fa addentrare nella foresta delle sequoie. Sono alberi che possono arrivare anche 100 mt. d’altezza e la loro età spazia tra gli 800 e i 1.200 anni !

Scendendo da Muir Wood ci fermiamo a Sausalito, elegante zona residenziale sul lato opposto della baia rispetto a San Francisco. E’ il tramonto e c’è molto passeggio, e soprattutto tanta gente agli imbarchi dei traghetti che riportano in città. Alcuni arrivano a Sausalito in bicicletta attraversando il Golden Gate e seguendo la pista ciclabile e poi si mettono in fila per tornare in traghetto. Le file sono lunghe e fa freddino e per cui per alcuni la scelta migliore per tornare a San Francisco (anche se più cara) è quella di prendere un taxi (che sono attrezzati anche per caricare le bici).

Lasciamo Sausalito e ci dirigiamo a Berkeley (la zona universitaria) dove arriviamo in tempo per cenare in una pizzeria Italo Americana. Berkeley ci delude un po’, forse perché è sera, forse perché è sabato sera, ma non si respira quell’ aria vitale di città universitaria che ci era stata descritta.

Dormiamo a Vallejo (cittadina che dopo qualche settimana sarà colpita da un terremoto riportando qualche danno).  

Day 22 – San Francisco

E’ finalmente venuto il giorno di trasferirci a S. Francisco. Abbiamo prenotato un motel in centro non lontano dal Fisherman Wharf; si tratta del Marina Motel a Lombard street (consigliatissimo) nel quale soggiorneremo per le successive 3 notti.

Avendo ancora la macchina a disposizione fino alle 17 decidiamo di fare un tour della città cercando per quanto possibile di seguire la “scenic drive”. L’impresa si rivelerà alquanto difficile sia per il traffico, sia perché la rotta non è ben segnalata, sia perché non è semplice fermarsi e parcheggiare anche solo per scattare qualche foto.

Pertanto dopo aver attraversato il parco del Presidio e aver sostato al Golden Gate Park per vedere il Japanese Tea Garden, ci avviciniamo al centro passando per Alamo Square, ma arrivati nei pressi di Union square decidiamo di andare al motel a posare le valige e riportare indietro la macchina per girare a piedi.

San Francisco è una città non enorme e sicuramente a misura d’uomo. I trasporti sono efficienti e passeggiare è veramente piacevole anche perché – forse saremo stati fortunati –   la temperatura ed il clima sono perfetti.

Restituiamo la macchina alla Alamo di Union Square e facciamo una bella passeggiata da lì sino al Fisherman attraversando China Town e la Little Italy . La sera ceniamo di nuovo da Bubba Gump al Fisherman dove ci ricongiungiamo ai nostri compagni di viaggio.

Day 23 – San Francisco

Giornata trascorsa in giro per san Francisco, andiamo subito alla Russian Hill a vedere i tornanti della Lombard Street, poi facciamo quasi un’ora di fila per prendere il Cable car dal capolinea, in modo da avere posti privilegiati da cui poter filmare tutto il percorso fino a China Town.

Di nuovo attraversiamo China Town dove compriamo anche una valigia nuova per mettere dentro tutto quello che abbiamo comprato durante il viaggio (compreso lo skateboard) e saliamo alla Coit tower.

All’ ora di pranzo siamo al Pier dove i destini mio e di Adriana di dividono dal resto del gruppo che ha prenotato la visita ad Alcatraz. Adriana non è attratta dal carcere più famoso del mondo e allora preferiamo affittare un tandem e gironzolare per le piste ciclabili dalla down town fino al Golden Gate.

C’è il sole, è una giornata stupenda e calda, nella baia sotto il Golden Gate sfrecciano windsurf e kitesurf ed Alcatraz è ben visibile al centro della baia.

Day 24 – San Francisco

E’ l’ultimo giorno a San Francisco e pure della nostra  vacanza. Prendiamo l’autobus davanti al nostro Motel e scendiamo vicino ad Alamo Square nel quartiere hippies di Haight Ashbury; passeggiamo tra i negozi (ovviamente ispirati al genere !) e dopo aver pranzato su una panchina del parco di Alamo square, prendiamo di nuovo l’ autobus e torniamo a Union street per lo shopping finale.

Non troviamo prezzi particolarmente convenienti , ma qualche affare si fa ! Non avrei mai pensato di entrare alla Levis e beccare una super offerta portando via dei jeans a 15 $ l’uno. La sera ceniamo in un ristorantino greco vicino al Marina motel e poi andiamo di corsa a dormire dato che il nostro aereo decolla alle 6 e dovendo andare almeno 3 ore prima all’ aeroporto la sveglia è prevista per le 3 del mattino.

Day 25 – Partenza per Roma via Atlanta

Trasferta perfetta e puntuale all’ aeroporto e giornata intera di viaggio per rientrare a Roma, questa volta via Atlanta e sempre con la Delta (aereo più caldo, ma con servizio di minor qualità rispetto al volo Alitalia dell’andata).

Day 26 – arrivo a Fiumicino ore 7.30 del mattino

Atterriamo a Fiumicino alle 8 del mattino e troviamo il taxi prenotato già da Roma ad aspettarci. Alle 9.30 siamo a casa in una torrida giornata di agosto e nel clima semideserto del nostro quartiere…Quanto sono già lontani i ricordi della nostra avventura americana, ricordi che rimarranno comunque indelebili nella nostra memoria e rivivranno sempre anche attraverso le centinaia di foto e video acquisite durante il viaggio.  

20 Partenza Roma  km Arrivo Las Vegas ore 21,00
21 Las Vegas 0 visita Las vegas  (Hotel Stratosphere)
22 Las Vegas – Deadh Valley – 240 notte a( Fournace Creek)
23 Deadh Valley – Bryce Canyon 420 notte a Bryce (Canyon Pine)
24 Brice Canyon  – Capitol reef 180 notte a Torrey  (Broken Spur Inn)
25 Torrey – Moab 251 notte a Moab  (motel 8)
26 Moab – Monument valley 248 notte a Monument V. ( Gouldin’s Lodge)
27 Monument Valley – Page 240 notte a Page  (Debbies Hide)
28 Page – Antelope Canyon – Gran Canyon 180 Notte a Valle (Gran Canyon Inn)
29 Gran Canyon – Kingman (route 66) 270 notte a San Bernardino (motel 6)
30 Kingman – Jhosua tree – San Diego 580 arrivo a San Diego – casa
31 San Diego 0  
1 San Diego 0  
2 San Diego 0  
3 San Diego 0  
4 San Diego 0  
5 San Diego – Hungtinton B. – Santa Monica 220 notte a Los Angeles (777 Motor Inn)
6 Los Angeles – Santa Monica – Malibu 50 notte a Camarillo (Good Nite Inn)
7 Santa Barbara – Morro Bay 150 notte a Morro Bay
8 Morro Bay – Carmel – Moteray   Big Sur) 350 notte a Monteray  ( Sand Castle Inn)
9 S Francisco (sequoie – Sausalito- Berkeley) 150 notte a Vallejo
10 San Francisco 50 notte a Marina Motel
11 San Francisco (alcatraz) 0 Marina Motel
12 San Francisco 0  Marina Motel
13 Fan Francisco – Roma  arrivo 7,30 mattina    
14 arrivo a Roma   taxi aeroporto –  casa