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Fuerteventura

Toccata e fuga alla scoperta di questa meravigliosa isola dell’arcipelago della Canarie.

Erano anni che volevo organizzare un surf trip alle Canarie, stimolato dai tanti racconti di amici che si erano traferiti lì a vivere e da quelli che, complice il viaggio relativamente meno complesso e costoso rispetto ad altre mete oceaniche,  avevano trascorso lì periodi più o meno lunghi in cerca di vento e onde.

Convinto dallo storico amico “waterman” Giancarlo  ad aggregarmi al suo gruppo, prenotato il volo diretto con la Vueling (allo stato previsto dolo di martedì) e un comodo hotel a Corralejo (condizione imposta dalle signore che ci accompagnavano) non ci resta che aspettare la data di partenza (subito dopo Pasqua) e sperare nelle propizie condizioni meteo.

L’arrivo a Puerto del Rosario e l’uscita dall’ aeroporto dopo aver ritirato i sup e le macchine prese in affitto (consiglio vivamente la società di noleggio locale Cicar che offre una assicurazione multirischi completa e non richiede cauzioni su carta di credito), ci rappresenta uno scenario un po’ squallido, ben diverso da quello che ci aspetterà al nostro arrivo a Corralejo.

Abbiamo scelto di soggiornare a nord dell’isola, la parte di costa che presenta più spot per il surfing tra cui il famigerato Majanicho.

L’arrivo a Corralejo è una gioia per gli occhi ! La strada attraversa un parco naturale composto da un sistema dunario molto esteso e con il sole, i colori della fine sabbia bianca fanno da contrasto al color ruggine delle montagne vulcaniche limitrofe, al colore smeraldo chiarissimo del mare e al blu del cielo.

Di fronte c’è l’isola di Lanzarote e la piccola isola di Los Lobos (altro famoso spot di surf raggiungibile solo tramite barca dal porto di Corralejo).

La cittadina di Corralejo è ormai un centro turistico molto attrezzato, oltre a splendide spiagge ci sono hotel, ristoranti e almeno 2 km di viale centrale per non farsi mancare la possibilità di passeggiare piacevolmente e fare shopping.

La famosa spiaggia sabbiosa di Glass Beach (con lo spot conosciuto come El Burro) è a pochissimi chilometri; altre spiagge più piccole sono proprio al centro del paese così come lo spot di Punta Helena (spot che però si attiva solo con swell più consistenti e che presenta qualche difficoltà ad essere raggiunto in quanto posizionato su una punta di roccia vulcanica e accessibile solo remando per almeno 10 – 15 minuti da una piccola insenatura di sabbia nella baia di Corralejo).

Abbiamo una settimana a disposizione e la prima brutta notizia e che già domani inizierà a soffiare il vento da Nord e che lo swell non è particolarmente grande. Giancarlo si fionda subito a Majanicho e non conoscendo lo spot sbagliando l’accesso lascerà qualche brandello di pelle sulle taglienti rocce vulcaniche, pur tornano molto soddisfatto per la prima surfata della vacanza.

Non è forse il periodo migliore per la pratica del surf o del sup surfing (la stagione migliore è senz’altro da settembre a fine ottobre) ma la combinazione di vento e onda che incontriamo è decisamente sfavorevole e tale da rendere “attivi” (e praticamente non surfabili) tutti gli spot presenti sulla costa che va da Corralejo al faro del Toston (a El Cotillo), essendo al contempo non sufficiente per far entrare le onde a Glass Beach o a Punta Helena.

In queste condizioni l’unico spot con onde surfabili è el Cotillo, uno spiaggione naturale bellissimo aperto sull’ oceano a Nord Ovest dell’isola e relativamente protetto da una scogliera in grado di attenuare (ma non eliminare)  il vento proveniente da Nord e soprattutto Nord Est.

Ci sarebbe anche un altro spot dopo El Cotillo (Playa de Esquinzo) forse ancora più riparato e forse meno affollato ma obiettivamente la strada sterrata per raggiungerlo non è agevole come nei primi chilometri.     

El Cotillo è un beach break che tende molto al “close out” e la sua onda incute abbastanza timore oltre una certa misura. Forse in inverno le mareggiate possono disporre i banchi di sabbia in modo da far frangere le onde in modo più regolare, ma la condizione che troviamo noi è tutt’altro che facile.

Nella sfortuna l’altezza limitata al metro dello swell consente comunque di surfare in accettabile sicurezza, anche se lo spot è affollato di scuole e i picchi migliori sono comunque poco sfruttabili proprio per la presenza di surfisti da onda.

Prese un po’ le misure ci divertiamo comunque (il primi due giorni con onda meno “scoppiante” e che consente più di un’entrata) e limitiamo il danno determinato dal vento e dall’impossibilità di uscire sugli spot di maggior qualità.

Comunque per me è anche un viaggio esplorativo e quest’isola è abbastanza grande e ricca di cose da vedere anche all’ interno e soprattutto al sud.

Avendo tempo si potrebbe prendere il traghetto e visitare anche Lanzarote o farsi trasportare a Los Lobos dove c’è (sempre condizioni meteo permettendo)  lo spot più famoso della zona con onde destre di categoria world class !

Le giornate passano in un clima molto piacevole (la temperatura è perfetta sempre intorno ai 23° anche se quella percepita è ben maggiore ma mai asfissiante anche grazie all’incessante vento); alterniamo Surf a gite esplorative tra paesaggi lunari che ricordano saghe di fantascienza e scenari della west coast americana.

Un giorno affittiamo anche dei buggies (gita che si rivelerà un po’ inferiore alle aspettative in quanto il percorso, solo in parte off road, non è così selvaggio o “inaccessibile” come credevamo) e ci addentriamo tra vulcani spenti e strade costiere (in verità già percorse con le nostre auto per raggiungere Majanicho).

La vita serale è abbastanza attiva a Corralejo, i negozi sono quasi tutti aperti fino alle 22 e i ristoranti sono per lo più a buon mercato e offrono una notevole varietà di cucina sia locale che internazionale.

Mi sento di suggerirne 3 tra quelli sperimentati che elencherò in ordine di preferenza (Avenida, Tapas Oscar e Sotavento) dove si possono degustare paella, capretto, “papas arrujadas con mojo rojo o verde”,  agnello e calamari arrosto e grigliate di pesce, tutto superando raramente i 20 – 25 euro di spesa a testa.

Un giorno lo dedichiamo alla traversata dell’isola. Viste le condizioni meteo (è il giorno più ventoso della settimana), non mi porto neppure il surf dietro (e farò bene perché a parte Sotavento per il windsurf, non ci sono spot con onde sulla costa est in condizioni di swell e vento da Ovest).

Ci fermiamo a Pozo Negro per vedere la F.E.A.G.A. 2017 (una sorta di festival dell’agricoltura e degli animali da fattoria) una manifestazione molto tradizionale che ci permetterà di passare qualche ora a contatto con la vera popolazione locale dell’ isola.

A pranzo raggiungiamo Morro Jable (l’ultima località turistica a sud prima delle strade sterrate che portano al faro di Punta di Jandia e alla meravigliosa e selvaggia Playa di Cofete.

Una parte del gruppo si avventura sulla sterrata (sono circa 15 km e di strada bianca non proprio ben messa) per tentare di arrivare a Cofete, noi preferiamo andare a vedere la famosissima Playa de Sotavento, vista per 30 anni sulle riviste di windsurf e sede di competizioni internazionali.

La zona ha il nome di “Costa Calma” ….beh, il mare effettivamente è calmo, ma il vento è così teso che non si riesce a stare in spiaggia senza essere sferzati dalla sabbia! Forse questi ultimi anni in cui ho abbandonato il windsurf in favore del Sup mi hanno fatto dimenticare quanto sia faticoso, soprattutto  per chi non lo pratica wind o kite,  stare in spiagge battute dal vento come quella.  

Lasciamo Playa de Jandia e Sotavento per risalire lentamente verso nord. Dopo una breve sosta per rinfrescarci con una cerveza in un chiosco sulla (bruttina) spiaggia di Tarajalejo, raggiungiamo las Playitas dove faremo sosta per prendere un po’ di sole nella grande baia di sabbia nera che ricorda il cratere di un vulcano spento.

Al rientro attraverseremo tutta la parte centrale dell’isola passando accanto al monte Tindaya,  la montagna sacra di Fuerteventura, che come Ayers Rock si erge al centro di un’arida pianura nascondendo  un vero e proprio tesoro archeologico, rappresentato dalle circa 300 incisioni rupestri d’origine aborigena.

Fuerteventura è famosa anche per le coltivazioni e la produzione di Aloe, per cui non ci si può far mancare una visita ai vari “store” di Aloe che si incontrano lungo la strada.

Forse non saremo stati fortunatissimi per quanto riguarda la qualità delle onde, ma questo viaggio resterà per sempre impresso nella nostra memoria ! L’immensità del paesaggio vulcanico e la purezza delle spiagge di Fuerteventura (che non sono passate inosservate neanche all’UNESCO, che ha dichiarato l’intera isola Riserva della Biosfera ! ) ci hanno rigenerato – anima e corpo – facendoci dimenticare l’ inverno freddo appena terminato e fornendoci un assaggio di un’estate che sembra non voglia arrivare mai quest’anno.

Partiremo con un unico pensiero: “arrivederci Fuerte….a rivederci presto !”